Intervista a Giacobbe Fragomeni, ex Campione del Mondo WBC dei Massimi Leggeri: Professionismo, dilettantismo e boxe per le MMA.

Avere l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con un atleta di rilievo è sempre una bella esperienza, quando l’atleta in questione oltre ad essere un accellente sportivo è anche una persona disponibile e cortese non può che uscirne una splendida intervista a tutto tondo. In questo caso specifico abbiamo incontrato Giacobbe Fragomeni , vera icona del pugilato made in Italy che ci ha parlato della sua carriera, dei suoi progetti futuri e del suo rapporto con le MMA.

MMA ARENA: Ciao Giacobbe, grazie per aver accettato di fare l’intervista.
Partiamo subito
Prima domanda: come hai vissuto il passaggio dal dilettantismo al professionismo?

Fragomeni: E’ stato un pò travagliato: per i primi due anni ho continuato a fare più o meno le stesse cose che facevo in nazionale. Mi allenavo già tanto, a volte anche con i miei compagni di nazionale passati prima di me al professionismo, come Vidoz e Sanavia, ma poi le mie prestazioni in combattimento non mi piacevano.
Una sera, Giovanni Parisi mi spiegò alcune cose, e mi prese sotto la sua ala. Con lui cominciai a capire come lavora un professionista, le cose che deve fare, la routine di allenamento, e l’impronta che mi ha dato è rimasta per tutta la mia carriera.

MMA ARENA: Cambiando team e allenatori, in carriera, quanto variava la struttura dell’alleamento fisico e tecnico? Hai notato modi diametralmente opposti di allenare e preparare i match?
Fragomeni: Diciamo che ho sempre mantenuto i metodi tradizionali, appresi da Parisi. Il focus era abituare il fisico a fare le cose, acquisire schemi motori che mi permettessero esecuzioni immediate, senza pensarci su, al momento opportuno. La ripetizione degli schemi è essenziale, è quello che dico sempre ai giovani: ripetere ripetere ripetere. L’unico che ha apportato qualche cambimento è stato Patrizio Oliva, che avevo già avuto come allenatore in nazionale, ma nella sostanza il suo metodo non differiva molto da quello di Giovanni Parisi. fragoparisi

MMA ARENA:  Il team: gli atleti top hano fisioterapisti, nutrizionisti, preparatori atletici e mental coach. In Italia come funziona?
Fragomeni: Un team così ce l’hanno quelli con i soldi. Qui lo fai con l’amico, il conoscente, l’amico dell’amico. Purtroppo non ci sono le condizioni per fare le cose a quel livello. Anche con gli sparring bisogna arrangiarsi con quello che trovi, perchè altrimenti ti capita che il procuratore che dice che te li trova lui e poi, dopo il match, invece di darti 10 ti da 8, dicendo che 2 li ha dati allo sparring partner… e poi magari dopo vieni a sapere che gliene ha dato uno solo ed ha intascato la differenza. In giro trovi veramente degli squali!

MMA ARENA: Torniamo a quando eri all’apice della carriera. Avevi vinto il mondiale WBC dei pesi massimi leggeri, lo avevi difeso contro un fior di campione come Diablo Wlodarczick, e ti apprestavi a combattere contro Zsolt Erdei. Un fenomeno, che aveva vinto 11 mondiali da mediomassimo, imbattuto, ma che come struttura e stile sembrava fatto su misura per te. Cosa andò storto?

Fragomeni: Innanzitutto, ci furono alcuni problemi nella preparazione. Poi un approccio tattico probabilmente non indovinato. Avevamo preparato il match per andare indietro nelle prime riprese, per far stancare Erdei, ma in questo modo avevo snaturato un pò il mio pugilato.
(lo stile di Giacobbe è sempre stato quello di andare avanti e mettere pressione all’avversario, e in questo modo stava per battere David Haye, che poi diventò campione del mondo dei cruiser e dei massimi).
Poi quella sera capitarono alcune cose: all’angolo, Oliva e Cherchi si misero a discutere fra loro, e questo mi lasciò disorientato e parecchio infastidito. Avevo regalato le prime 4 riprese, stavo combattendo in casa sua e sapevo che dovevo dare una svolta al match, ma farlo da solo, senza guida, fu difficile. Riuscii comunque ad imprimere il mio ritmo nella seconda parte del match, perdendo con uno strettissimo verdetto a maggioranza. In casa sua. Con il match organizzato dalla sua scuderia. Non ha senso recriminare, ho perso il titolo con un grande campione, ma chi sa come funziona in Germania capisce che un verdetto 113-115 114-114 e 113-15 significa che il match poteva come minimo, andare in ogni direzione.

fragodiablo
al peso con Diablo
fragohaye
in azione con Haye
Erdei of Hungary celebrates victory over Italy's Fragomeni following their WBC cruiserweight world championship boxing fight in Kiel
il verdetto con Erdei

MMA ARENA: Attualmente sei di nuovo attivo, puoi dirci qualcosa dei tuoi programmi e degli obiettivi?

Fragomeni: Combatterò di nuovo il 24 giugno, e poi ancora ad ottobre, contro avversari TBA. L’obiettivo è essere il primo italiano “vecchietto” (Giacobbe è un ragazzo del 67) a vincere qualcosa di importante.

MMA ARENA:  Cosa pensi di Fabio Turchi, potrebbe essere il tuo erede?


Fragomeni: Conosco Fabio, è un ragazzone forte e molto bravo. In nazionale era chiuso da Clemente Russo, ora nel professionismo sta facendo molto bene, è campione italiano, e credo possa fare una gran carriera. E’ sicuramente il prospetto più interessante nel panorama italiano. Ho fatto i guanti con lui una volta che sono andato a Firenze, e sono stato molto contento, innanzitutto perchè abbiamo fatto dei gran bei guanti, un bel lavoro, e poi perchè ho visto l’entusiasmo della gente, tante persone che sono rimaste a guardare la seduta di sparring, si respirava l’atmosfera degli anni belli della boxe. Si, Fabio -se ben guidato- può essere il mio erede.

MMA ARENA:  Ti sto intervistando per MMA Arena, quindi ovviamente, ti chiedo se ti piacciono le MMA e se le segui, se hai dei camponi che preferisci.


Fragomeni: Le MMA sono uno sport duro, completo, intenso, faticoso. Sono belle da vedere, ma non ne capisco abastanza da poter dare giudizi tecnici sugli incontri.

MMA ARENA:  Saresti disponibile ad allenare atleti di mma per fargli migliorare lo striking di braccia?


Fragomeni: Lo faccio già, lavoro con diversi atleti, e mi piace molto. La boxe è l’arte regina per quanto riguarda lo striking di braccia, la maggior parte dei ko arivano per colpi di pugno. I ragazzi lo hanno capito, e vengono da me per apprendere. Nel pugilato spesso ci sono grossi problemi di gelosia: ogni maestro si tiene stretto il ragazzo come una madre con il figlio, ed evitano di mandarli in altre palestre per imparare cose diverse o per fare sparring con altri atleti. Nella boxe come nella vita, se proteggi in modo ossessivo il ragazzo, questo non cresce, e poi magari arriva a confronti importanti ancora immaturo, trovandosi di fronte ragazzi di 17-18 anni che sono già uomini. Nelle mma non vedo queste diffidenze, è normale che i ragazzi facciano lotta da una parte, jiu jitsu da un’altra, e thai da un’altra ancora. Da questo punto di vista, la boxe deve prendere esempio e tornare come era ai miei tempi, quando era assolutamente normale andar fuori, anche se c’era da prendere qualche pugno. Facciamo la boxe, non danza classica, e i ragazzi devono trovare ed affrontare i giusti test da superare per crescere.

MMA ARENA: Grazie mille Giacobbe, sei stato davvero molto gentile, in bocca al lupo per la tua nuova avventura!

Fragomeni: Grazie a voi

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